La danza

LE ORIGINI DELLA DANZA DEL VENTRE

Raqs Sharqi è il nome egiziano e significa “danza orientale”, mentre “Danza del ventre” (Belly dance in America) è il nome che gli occidentali hanno dato a questa danza intorno al 1800 quando numerosi viaggiatori europei sbarcavano in questa terra così “diversa” dalla loro e si trovavano di fronte donne che danzavano con movenze particolari, soprattutto rispetto a ciò che conoscevano; tant’è che all’inizio venne giudicata come una danza “lasciva e volgare”.

Cercando di scoprire quali fossero le radici di questa affascinante danza molte persone si sono imbattute in diversi ostacoli, primo tra tutti l’assenza di fonti scritte antecedenti al 1700 circa. Non possiamo dire con certezza quali siano le vere origini della danza “del ventre”, quello che sappiamo su basi ben definite è ciò che abbiamo potuto apprendere tramite le pochissime fonti scritte risalenti appunto a qualche secolo fa; possiamo però dire che la danza orientale, come la conosciamo noi oggi, potrebbe essere il risultato di continue influenze fra paesi e epoche.

Ci sono comunque varie ipotesi sulle sue origini, la più accreditata, grazie anche ad alcuni ritrovamenti archeologici, sembra essere quella che vuole questa danza come rituale di fertilità praticato nei tempi antichi durante il culto della Dea Madre nelle civiltà preurbane: Ishtar è la Dea babilonese che rappresenta il prototipo della grande Dea, simbolo di prosperità, fertilità, amore. Le sacerdotesse la onoravano con danze sacre entrando in relazione con i ritmi della natura e imitandola (molti movimenti ricordano le onde del mare, la forma della luna, il serpente, il cammello e ancora l’atto sessuale e il parto).

Un’altra ipotesi è quella di una danza portata a spasso nel tempo dagli “zingari” nomadi che partiti dall’India hanno attraversato popoli e culture diverse prendendo e influenzandosi a vicenda creando così movenze e aspetti vasti che possiamo ritrovare oggi in molti paesi. Per quanto riguarda la danza orientale in Egitto sappiamo che con l’affermarsi del patriarcato, la danza viene spostata nel contesto laico e richiesta in feste, banchetti, matrimoni e celebrazioni (rimanendo dunque centro di cerimonie importanti), come danza ufficiale presso i Re e ancora come danza popolare e civile eseguita nelle case o nei palazzi. Nel periodo del Medioevo, donne di particolare bellezza venivano comprate al mercato degli schiavi, portate nei palazzi di califfi e sultani e istruite in vari campi per poi poter intrattenere i padroni: gli esperti insegnavano loro a cantare, suonare strumenti, danzare, recitare poesie, conoscere medicina, astronomia e altre scienze; più discipline padroneggiavano, tanto più alto era il loro “prezzo” e più soldi guadagnavano tanto più alto era il livello che raggiungevano: qualcuna diventò talmente ricca da potersi comprare addirittura la “libertà”. Danzavano e cantavano nelle feste organizzate dai loro padroni per poi ritirarsi negli Harem dove agli uomini non era permesso entrare; (infatti l’harem non era ciò che tutti noi immaginiamo: harem significa “proibito” ed erano gli appartamenti riservati alle donne!) e condividere le gioie della danza con le altre donne. Si resero competitive in tutti i campi per poter progredire socialmente e contribuirono così al mantenimento e all’evoluzione della danza orientale.

 

Dagli inizi del ‘900 molti stranieri si recavano in Egitto e la richiesta di danzatrici nonché le notevoli trasformazioni culturali e artistiche che si andavano sviluppando fecero affermare la figura della danzatrice solista, grazie anche all’avvento del cinema che fece conoscere la danza orientale a livello internazionale questa assunse diversi aspetti fino a diventare quella danza che conosciamo noi oggi e cioè una bellissima espressione di fem minilità e gioia!